Il nuovo report di Fondazione Gimbe delinea ancora una volta un quadro allarmante per la sanità pubblica italiana. La grave crisi della sanità italiana ha radici profonde, che affondano la propria origine in anni di politiche gestionali dal modus operandi decisamente discutibile.
Prima di tutto ci riferiamo ai tagli indiscriminati, a quell'austerity che non smetteremo mai abbastanza di "maledire", le cui conseguenze, oggi più che mai, vengono pagate, da una parte, dai professionisti sanitari sulla propria pelle, che sono finiti in un vortice di disorganizzazione, turni massacranti, escalation di aggressioni, e soprattutto sono vittime di quella carenza di personale che rappresenta la patologia più seria da affrontare, che progredisce in negativo di giorno in giorno e che si riversa, come un boomerang, sulla qualità delle prestazioni sanitarie. Dall'altra parte tutto questo si riversa inevitabilmente sulla qualità delle cure, con i cittadini che fuggono letteralmente via dalla sanità pubblica.
Parliamo di:
I numeri di un deficit senza fine
I numeri del deficit sono evidenti, appaiono in modo lampante, giorno dopo giorno, sotto gli occhi di tutti grazie a report autorevoli. E uno di questi è certamente quello più recente della Fondazione Gimbe, ente che fornisce, sempre più spesso, ai media, strumenti di inequivocabile analisi per comprendere, fino in fondo, le lacune che stiamo affrontando nella sanità e che, ahimè, sembrano davveri ristagnare, eternamente irrisolte come sono e destinate inesorabilmente, di conseguenza, ad aggravarsi.
L'analisi della Fondazione Gimbe
I recenti numeri di Gimbe in fatto di spesa sanitaria parlano chiaro: i tagli al Servizio sanitario nazionale, di quello che può essere considerato non a torto "l'ultimo scellerato ventennio", e il sottofinanziamento cronico con cui il nostro SSN è alle prese, hanno drasticamente ridotto gli investimenti sul personale sanitario, sia dipendente che convenzionato. Tutto questo, come detto, si riversa sulle prestazioni in termini di qualità, mettendo a rischio la stabilità delle cure per la collettività.
Anni di scellerata politica di austerity
Il blocco delle assunzioni, i mancati rinnovi contrattuali e il numero insufficiente di borse di studio per specialisti e medici di famiglia hanno aggravato una crisi che si trascina da anni". Lo ha dichiarato il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, oggi a Bari durante il suo intervento al convegno 'Investire nei professionisti sanitari per garantire la salute della persona'. Dai dati illustrati nell'incontro è emerso che la spesa sanitaria pubblica italiana nel 2023 era al 6,2% del pil, ben al di sotto della media Ocse del 6,9%.
Spesa della sanità privata in netto aumento
Nel 2023 l'Italia ha speso 176 miliardi per la Sanità, con un 23% di spesa privata, ben al di sopra del 15% indicato dall'Oms come soglia oltre la quale viene compromessa l'accessibilità ai servizi sanitari.
"L'assenza di una programmazione adeguata ha alimentato la carenza di professionisti sanitari, mentre - ha aggiunto Cartabellotta - la pandemia ha slatentizzato una crisi motivazionale già in atto. Sempre più giovani disertano l'iscrizione a corsi di laurea come scienze infermieristiche e a specializzazioni mediche meno attrattive, come emergenza-urgenza, e molti medici e infermieri abbandonano il servizio sanitario nazionale per il privato o per l'estero".

"Le conseguenze di questa emorragia di personale sono sotto gli occhi di tutti: liste d'attesa interminabili, pronto soccorso al collasso, cittadini senza medico di medicina generale. È urgente - ha concluso - rilanciare le politiche sul capitale umano, rendendo nuovamente attrattiva la carriera nella sanità pubblica, migliorando le condizioni di lavoro e riformando i percorsi formativi. Senza un intervento deciso, il servizio sanitario non sarà in grado di garantire universalmente il diritto alla tutela della salute".
Il rovescio della medaglia: la sanità privata non è il nemico da sconfiggere
Nel dibattito sulla crisi della sanità pubblica, spesso la sanità privata viene dipinta come un nemico da combattere, il simbolo di un sistema che penalizza chi non può permettersi cure a pagamento. Tuttavia, questa visione rischia di essere miope e semplicistica. Oggi, la sanità privata, con i suoi centri specializzati, con i suoi laboratori, con le sue strutture diagnostiche, rappresenta un baluardo essenziale per garantire la stabilità del sistema sanitario nel suo complesso, soprattutto in un contesto in cui le strutture pubbliche sono sovraccariche, carenti di personale e afflitte da lunghi tempi d’attesa.
Le cliniche e gli ospedali privati non sono soltanto una scelta per chi cerca prestazioni più rapide, ma spesso diventano un supporto indispensabile per il settore pubblico, assorbendo parte della domanda e alleggerendo la pressione su ospedali in affanno. Inoltre, molte realtà private lavorano in sinergia con il Servizio Sanitario Nazionale, offrendo prestazioni convenzionate e contribuendo a garantire un accesso più ampio alle cure.