Mancano oltre 5.500 medici di medicina generale (MMG) e sempre più cittadini faticano a trovare un medico di famiglia, soprattutto nelle grandi Regioni. A fronte di migliaia di pensionamenti, il numero di giovani medici che scelgono questa professione continua a diminuire. Con una popolazione sempre più anziana e malata: nel 2023 gli over 65 erano oltre 14,2 milioni, di cui più della metà affetti da due o più malattie croniche. Intanto, la politica propone la dipendenza dei medici di famiglia come soluzione, senza alcuna valutazione d’impatto economico, contributivo, organizzativo e professionale.
È quanto emerge da un'analisi della Fondazione GIMBE, che si concentra sul quadro demografico, sul numero di assistiti per MMG, sugli ambiti territoriali carenti, sui pensionamenti, sui nuovi MMG, sul trend in riduzione tra il 2019 e il 2023, sulla stima della carenza di MMG al 1° gennaio 2024, sul ricambio generazionale al 2027, sull’impatto economico e sulla riforma dal rapporto di convenzione a quello di dipendenza.
Parliamo di:
Il ruolo del MMG nel Servizio Sanitario Nazionale
Ogni cittadino iscritto al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) ha diritto a un MMG, che permette di accedere a servizi e prestazioni inclusi nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Il MMG non è un dipendente del SSN, ma lavora in regime di convenzione con l’Azienda Sanitaria Locale (ASL): il suo rapporto di lavoro è regolato dall’Accordo Collettivo Nazionale (ACN), dagli Accordi Integrativi Regionali e dagli Accordi Attuativi Aziendali, definiti a livello di singola ASL.
“L’allarme sulla carenza dei MMG - afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE - riguarda ormai tutte le Regioni e affonda le radici in una programmazione inadeguata, che non ha garantito il ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi. Negli ultimi anni poi la professione ha perso sempre più attrattività, rendendo oggi spesso difficile per i cittadini trovare un MMG vicino a casa, con conseguenti disagi e rischi per la salute, soprattutto per anziani e persone fragili.”
Trend 2019-2023: sempre meno medici di famiglia
I dati SISAC documentano una progressiva riduzione dei MMG in tutte le Regioni, ad eccezione della Provincia autonoma di Bolzano (+1%). Tra il 2019 e il 2023, il numero di MMG è diminuito di 4.749 unità (-12,8%), passando da 42.009 a 37.260. Le differenze regionali sono rilevanti: il calo più marcato si registra in Sardegna (-39%), mentre quello più contenuto nelle Marche (-1,7%).

Numero di assistiti per MMG
Secondo i dati SISAC, al 1° gennaio 2023 i 37.260 MMG avevano in carico quasi 51,2 milioni di assistiti, con una media di 1.374 assistiti per medico, ma con variazioni significative tra Regioni: dai 1.100 del Molise ai 1.548 della Provincia autonoma di Bolzano.
“Il quadro reale - precisa Cartabellotta - è ancora più critico di quanto mostrano i numeri. Infatti, con un livello di saturazione così elevato, non solo viene compromesso il principio della libera scelta, ma diventa difficile, se non impossibile, trovare un MMG vicino a casa. Un problema che non riguarda solo le aree desertificate (bassa densità abitativa, aree montane e rurali), dove i bandi vanno spesso deserti, ma anche le grandi città metropolitane.”
Stima della carenza di MMG al 1° gennaio 2024
Secondo la Fondazione GIMBE, il fabbisogno medio regionale di MMG si basa su un rapporto ottimale di 1 medico ogni 1.200 assistiti. Sulla base dei dati SISAC, al 1° gennaio 2024 la carenza complessiva è stimata in 5.575 MMG, distribuiti in 17 Regioni e Province autonome. Le situazioni più critiche si registrano in quasi tutte le grandi Regioni:
- Lombardia (-1.525)
- Veneto (-785)
- Campania (-652)
- Emilia Romagna (-536)
- Piemonte (-431)
- Toscana (-345)
Non si rilevano, invece, carenze in Basilicata, Molise, Umbria e Sicilia.
Ricambio generazionale al 2027: uno scenario poco realistico
Se tutti i MMG andassero in pensione a 70 anni e tutte le borse di studio finanziate tra il 2021 e il 2024 fossero assegnate e completate, nel 2027 le nuove leve coprirebbero i pensionamenti attesi e le carenze rilevate nel 2023.
“In realtà - spiega Cartabellotta - questo scenario è poco realistico: sempre più medici si ritirano prima dei 70 anni e, soprattutto, sta aumentando il divario tra borse finanziate e iscritti che completano il ciclo formativo. Un gap legato da un lato alla mancata partecipazione al concorso, con il 15% delle borse non assegnate nel 2024, dall’altro agli abbandoni durante il percorso formativo, che coinvolgono almeno il 20% degli iscritti.”
Impatto economico
La quota di spesa sanitaria pubblica destinata all’assistenza medico-generica da convenzione (medici di famiglia, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali) è diminuita dal 6,2% nel 2012 al 5,2% nel 2023. Se la spesa percentuale si fosse mantenuta ai livelli del 2012, negli ultimi 11 anni il personale convenzionato non avrebbe perso 4,93 miliardi di euro, di cui 3,49 miliardi tra il 2020 e il 2023.
“Questo trend - spiega Cartabellotta - riflette da un lato la progressiva riduzione del numero dei MMG in attività, dall’altro dimostra come, analogamente al personale dipendente, il sottofinanziamento del SSN sia stato scaricato in larga misura sul personale sanitario.”
La riforma: dipendenza o convenzione?
Per far fronte alla crisi della medicina generale, il Governo e le Regioni propongono di passare dal rapporto di convenzione a quello di dipendenza per i MMG.
“Eppure - spiega Cartabellotta - non è stata condotta alcuna valutazione di impatto che dimostri l’efficacia di questa soluzione: un’analisi approfondita dovrebbe considerare gli effetti economici, contributivi, organizzativi e professionali di una riforma di tale portata.”
Se da un lato è condivisibile l’istituzione di una scuola di specializzazione in Medicina Generale, dall’altro è necessario un ripensamento globale del ruolo del MMG nel SSN.
“Il timore - conclude Cartabellotta - è che dalla mancata programmazione il problema si sia spostato sulla scarsa attrattività della professione. Se la professione di MMG continuerà a perdere appeal, il rischio concreto è lasciare milioni di persone senza medico di famiglia, peggiorare la qualità dell’assistenza territoriale e compromettere la salute delle persone, soprattutto dei più anziani e fragili.”