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La chirurgia, purtroppo, nel pubblico e nel privato, non è esente dall'inquinamento. Le sale operatorie sono responsabili di un elevato consumo energetico e producono una quantità significativa di rifiuti, contribuendo notevolmente all'impatto ambientale della sanità. Dati recenti suggeriscono che queste aree ospedaliere consumano tra 3 e 6 volte più energia rispetto alle altre parti dell'ospedale, generando circa un terzo dei rifiuti totali. Ma come si può rendere la chirurgia più sostenibile?

L’impronta ecologica delle sale operatorie

endoscopia e green endoscopy Uliveto Magazine

Le sale operatorie non solo richiedono una grande quantità di energia per il loro funzionamento, ma sono anche fortemente associate a emissioni di CO2 a causa dei materiali utilizzati (strumenti, farmaci, forniture chirurgiche) che devono essere prodotti, trasportati e smaltiti. Negli Stati Uniti, ad esempio, il settore sanitario è responsabile dell’8,5% delle emissioni di CO2, con gli ospedali che da soli contribuiscono al 36% di questa cifra. Questo dato mette in luce l’importanza di ridurre l’impronta ecologica delle strutture sanitarie, compreso l’ambito chirurgico.

Il cambiamento è possibile: la posizione dei chirurghi

Secondo uno studio pubblicato su Jama da esperti canadesi, il 82% di 130 chirurghi coinvolti in una revisione di 14 studi internazionali ha dichiarato di essere disposto a modificare la propria pratica per ridurre l’impatto ambientale della chirurgia. Tuttavia, nonostante questa apertura, i cambiamenti non sono ancora diventati parte della routine quotidiana, in gran parte a causa di una mancanza di consapevolezza. Una maggiore sensibilizzazione sull'uso delle risorse e su come ridurre le pratiche mediche superflue potrebbe fare una differenza significativa, come dimostrato dalla riduzione del 10% nell'uso eccessivo di test e trattamenti in Canada negli ultimi cinque anni.

Le azioni per rendere la chirurgia più green

Gli esperti propongono diverse soluzioni per ridurre l'impronta ecologica delle sale operatorie. L’obiettivo principale è che ogni cambiamento non danneggi la salute del paziente, ma contribuisca a un miglioramento complessivo, sia per la sua salute che per l’ambiente. Alcuni approcci suggeriti includono:

  1. Valutare la necessità dei test e dei trattamenti
    È fondamentale che i chirurghi valutino se tutti i test preoperatori siano veramente necessari, evitando pratiche superflue come esami radiografici e ECG nei pazienti a basso rischio. Alcuni studi hanno evidenziato che il 30% dei pazienti sottoposti a interventi chirurgici di routine riceve test non necessari.
  2. Ridurre l’uso degli strumenti monouso
    Un’altra pratica inefficiente è l’uso eccessivo di articoli monouso, come guanti, maschere e camici, che generano una grande quantità di rifiuti. La sostituzione di questi con alternative riutilizzabili potrebbe ridurre notevolmente gli sprechi senza compromettere la sicurezza del paziente. Ad esempio, alcune parti delle maschere laringee possono essere sterilizzate e riutilizzate fino a 40 volte, riducendo il consumo di materiali.
  3. Ottimizzare la gestione dei rifiuti
    Una corretta gestione dei rifiuti è essenziale per ridurre l’impatto ambientale. Evitare che i rifiuti non contaminati finiscano nei contenitori per rifiuti biologici, destinati ad essere inceneriti ad alte temperature, può diminuire notevolmente il consumo di energia.
  4. Gas anestetici e alternative più sostenibili
    Alcuni gas anestetici, come il desflurano, sono particolarmente dannosi per l’ambiente in quanto sono potenti gas serra. L’eliminazione di questi gas dalle sale operatorie e la sostituzione con alternative meno dannose, come il sevoflurano, potrebbe ridurre significativamente le emissioni di CO2.
  5. Ridurre la degenza ospedaliera postoperatoria non necessaria
    In molti ospedali, una percentuale significativa di letti è occupata da pazienti che non necessitano di degenza. Questo comporta sprechi di risorse e di energia. Una riduzione della durata della degenza e l’utilizzo di servizi come la telemedicina per il monitoraggio postoperatorio potrebbero ridurre l’impatto ambientale, oltre a migliorare l'efficienza dei servizi.

Il Regno Unito punta alla sostenibilità: il modello NHS

Il Regno Unito ha già preso in considerazione la sostenibilità del suo sistema sanitario. Il National Health Service (NHS) ha stabilito un obiettivo ambizioso: raggiungere le zero emissioni nette di carbonio entro il 2045. Dal 1990 al 2019, il sistema sanitario britannico ha ridotto le proprie emissioni di CO2 del 26%, con un calo del 64% delle emissioni derivanti dai ricoveri ospedalieri. Questo dimostra che anche il settore sanitario può fare la sua parte nella lotta contro il cambiamento climatico.

Il ruolo degli amministratori e dei chirurghi: un impegno collettivo

Per ottenere cambiamenti reali, è necessario che tutti gli attori coinvolti nel settore sanitario si impegnino. I chirurghi e gli amministratori devono collaborare per scegliere strumenti chirurgici riutilizzabili, preferire attrezzature ecologiche e ottimizzare l’uso di risorse come acqua ed energia. Le sale operatorie dovrebbero essere progettate con sistemi di illuminazione a basso consumo e riscaldamento efficiente, mentre pratiche come il controllo del consumo di acqua tramite sensori possono ridurre ulteriormente gli sprechi.

L’ambiente e la salute, obiettivi che si intrecciano

In conclusione, l’approccio chirurgico più ecologico è possibile ed è una responsabilità che coinvolge tutti: dai chirurghi agli amministratori ospedalieri. Piccole modifiche nelle pratiche quotidiane possono contribuire non solo a ridurre l’impronta ecologica delle sale operatorie, ma anche a migliorare l’efficienza e la sostenibilità complessiva del sistema sanitario. La formazione, la sensibilizzazione e la collaborazione sono la chiave per un cambiamento significativo. I clinici possono fare una differenza concreta nel ridurre i danni ambientali senza compromettere la qualità delle cure.

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