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Ricorrere a medici e infermieri gettonisti, ovvero liberi professionisti ingaggiati "pro tempore" per sanare la voragine di personale è una tendenza che la comunità scientifica e le istituzioni definiscono pericolosa e che di certo apre la strada a due evidenti campanelli di allarme. Il primo è quello di un sistema sanitario, parliamo del pubblico, dove la politica sembra aver perso totalmente la bussola, incapace di ricreare appeal per le professioni sanitarie da parte delle nuove leve, non in grado di valorizzare le enormi competenze che abbiamo sul campo, arrivando letteralmente a depauperarle. Non a caso una preoccupante media di 8mila professionisti all'anno (6mila infermieri 2mila medici) lasciano il nostro Paese per emigrare all'estero, attratti non solo da retribuzioni maggiormente dignitose, ma soprattutto da possibilità di carriera nettamente diverse.

Il secondo fattore legato alla questione gettonisti rappresenta in un certo senso quello che i nostri adolescenti definirebbero un "colpo tafazziano". Come si può concepire che aziende sanitarie in perenne debito di ossigeno, incapaci di valorizzare le forze che abbiamo in casa, spendano poi cifre abnormi per ingaggiare professionisti esterni? Del resto è anche vero che non si può correre il rischio di chiudere reparti nevralgici, anche se molto spesso tutto questo accade.

Il rapporto Anac sul ricorso alla esternalizzazione di personale medico e infermieristico nel sistema sanitario pubblico

Il rapporto Anac sul ricorso alla esternalizzazione di personale medico e infermieristico nel sistema sanitario pubblico

I dati sono chiari ed evidenti nel loro allarmismo. Ammonta a due miliardi e 141 milioni di euro la spesa previsionale deliberata in Italia per medici e infermieri “a gettone” dal 2019 al 2024. Era pari a 1 miliardo e 827 milioni a fine 2023, con un incremento previsionale di 314 milioni nel 2024. Se guardiamo alla spesa effettiva messa a bilancio dalle varie Asl, nel solo 2024 la spesa per i “gettonisti” nella sanità italiana è stata pari a 457,5 milioni messi a bilancio.

Nonostante la fine della pandemia (dichiarazione ufficiale della Organizzazione Mondiale della Sanità del 5 maggio 2023) e il decreto legge 30 marzo 2023, N.34 (uso dei “gettonisti” solo come estrema ratio), il fenomeno si conferma quindi in crescita.

Sono questi alcuni degli elementi che si ricavano dal Rapporto Anac sulla “domanda del Servizio sanitario nazionale di servizi di fornitura di personale medico e infermieristico, i cosiddetti gettonisti”.

Per quanto riguarda i “medici a gettone”, la spesa previsionale complessiva nel 2024 è stata pari a 42,3 milioni di euro, con un incremento del 20,1% rispetto al 2023. Anche la spesa effettiva, pari a 42,3 milioni di euro, ha registrato un incremento nel 2024 rispetto al 2023 del 7,3%.

Per gli “infermieri a gettone” si rileva un consistente aumento nella spesa previsionale del 48,7% per un valore di 5,8 milioni; la spesa effettiva si colloca su un valore di 8,7 milioni, registrando però un decremento rispetto all’anno precedente. 

La spesa regionale per medici e infermieri gettonisti

La ripartizione per regioni dei “gettonisti” nel 2024 vede il Piemonte fare la parte del leone, con un quarto dei medici e infermieri gettonisti di tutt’Italia; seguito dalla Lombardia con 105 milioni e il 22,95% del totale, seguita a ruota da Toscana e Sardegna.
Se guardiamo ai soli medici gettonisti nel 2024, Veneto e Sicilia dominano la classifica. Quella degli infermieri “a gettone” vece invece in testa la Lombardia, seguita da Abruzzo e Piemonte.

Dichiarazione del Presidente Anac

“Come Anac siamo intervenuti, fra i primi, anche di fronte al Parlamento e al governo, a segnalare il fenomeno dei cosiddetti “medici a gettone”, la crescente esternalizzazione del personale sanitario, caratterizzata da contratti particolarmente onerosi per le amministrazioni, in cambio di servizi non adeguati, spesso con rischi per la salute dei pazienti”, afferma il Presidente di Anac, Giuseppe Busia. “Si tratta di un progressivo impoverimento degli organici, perché medici ed infermieri in più casi preferivano lasciare il proprio impiego, attratti dalle più elevate remunerazioni riconosciute per le prestazioni di carattere interinale. Tutto questo, dando vita ad un circolo vizioso, a causa di una irragionevole concorrenza fra le diverse Asl, come emerge dalla nostra indagine conoscitiva. Ospedali e Asl pubbliche dispongono di eccellenti risorse professionali che, tuttavia, in molti casi non sono adeguatamente valorizzate e, anzi, sono spesso spinte verso altri approdi, privando le amministrazioni del loro patrimonio più prezioso”.

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